Psicologia in Gravidanza: madre e padre, due identità in divenire

Il periodo della maternità comprende diverse fasi: la gravidanza, il travaglio, il parto e il puerperio. Ciascuna di esse è caratterizzata dal succedersi di intense esperienze emotive, fisiche e psicologiche e presenta degli aspetti specifici che necessitano di un'attenzione particolare. 

Psicologia in gravidanza

Sono momenti di passaggio evolutivi nella vita di una donna che si trova a mutare il proprio “stato”, da figlia a madre.

    Questo passaggio, pur facendo parte del ciclo vitale, genera comunque una perturbazione emotiva e può essere dunque considerato un momento fisiologico di stress e di crisi: con l’arrivo del bambino l’interesse è prevalentemente rivolto al nuovo arrivato e tutte le attenzioni prima dedicate alla mamma in gravidanza si dirigono ora verso il bambino, lasciando spesso la madre con un senso reale di solitudine. Il corpo cambia, il rapporto con il partner cambia, così come il proprio ruolo familiare e sociale; tutte queste variabili possono innescare sintomi di disagio psicologico come confusione rispetto ai propri stati emotivi e senso di inadeguatezza. Le continue richieste del neonato, la perdita dell’ordine della routine, le notti insonni, i cambiamenti di ruolo e l’isolamento, sono tutti fattori che possono generare un’esperienza di malessere di varia intensità.

    Purtroppo però, non sempre è facile o possibile parlare di come ci si senta da un punto di vista emotivo; troppo spesso chi sta intorno alla futura mamma dà per scontato che questo debba essere il momento più bello e felice per una donna. Il modello che la società ci propone è quello di una donna che vede la sua piena realizzazione nella maternità, portata avanti parallelamente al lavoro, al ruolo di moglie e a quello, magari, di madre di altri figli. In tutto questo scenario idilliaco, spesso ci si dimentica di considerare il vissuto della donna. Cercare di aderire alle aspettative esterne (familiari e sociali) contribuisce spesso a generare un senso di inarrivabilità e quindi di frustrazione rispetto a quel “falso modello” così tanto lontano dalle umane possibilità.

    Attribuire al periodo della maternità soltanto aspetti e valori positivi, di cui non si può che essere contenti, è dunque un modo superficiale di affrontare un momento evolutivo importante. E, nella donna il confrontarsi con questo tipo di modello può contribuire a rafforzare il senso di inadeguatezza e di scarsa fiducia nelle proprie risorse. Il più delle volte nella gestante convivono emozioni, aspettative e desideri contrastanti che rendono difficile la comunicazione con chi le sta accanto. I rapidi sbalzi d'umore, anche dovuti ai cambiamenti ormonali in atto, rendono difficile l'espressione dei propri sentimenti. Quindi spesso la donna non si sente capita, pensa che il suo disagio si opponga al bel momento che sta vivendo e per questo teme di essere giudicata negativamente dagli altri, evitando così di parlarne. Da qui si innesca un meccanismo di pensiero a circolo vizioso: più penso di essere inadeguata più mi vergogno, più mi chiudo in me stessa più aumenta l’angoscia e aumentano i pensieri negativi, più mi sento inadeguata…

    E' importante sottolineare che gli aspetti psicologici legati alla gravidanza riguardano soprattutto la donna, ma possono essere condivisi anche dal padre che ha un ruolo di primo piano nel sostegno alla donna. Sarà dunque necessario fornire il giusto supporto anche alla figura paterna che, pur non vivendo in prima persona la maternità, è coinvolto in questo periodo di cambiamento personale e di coppia. Per lui, diventare padre, non sempre è così naturale come può esserlo per la donna che sente crescere dentro di sé il bambino. Per l'uomo, l'immagine del proprio figlio, e di conseguenza di sé come padre, nasce e si rafforza nel tempo. Attraverso le prime ecografie, comincia ad entrare in contatto con l'immagine del proprio figlio e con l'idea che una parte di sé sta nascendo. Sentire i primi calci nella pancia della mamma lo aiutano a concretizzare questa immagine e a costruirsi piano piano, con tempi diversi da quelli della mamma, il senso di sé come padre di quel bimbo.

    Anche dopo la nascita, quella tra padre e figlio è una relazione che si deve costruire giorno dopo giorno; è un processo quotidiano che si realizza con il prendere in braccio il proprio bambino, osservarlo, lavarlo, nutrirlo, cambiarlo, e soprattutto con il sentire di avere un ruolo per lui. L'immagine di sé come uomo cambia e aumenta il senso di responsabilità nei confronti della propria famiglia. Il confronto con il ruolo materno, visto come indispensabile e unico, può, soprattutto nei primi mesi del bambino, aumentare il senso di estraneità del padre. E' dunque fondamentale far comprendere alla coppia l'importanza della figura paterna, intesa come qualcosa di diverso e di speciale. Il rapporto padre-figlio favorisce l'interazione del bambino con il mondo esterno, la spinta all'esplorazione e la curiosità verso l'ignoto e contribuisce al superamento del rapporto simbiotico tra madre e bambino. Il comprendere che i ruoli familiari sono diversi, che ognuno ha le proprie peculiarità e difficoltà, limita la sovrapposizione tra mamma e papà che spesso entrano in conflitto nella gestione pratica ed emotiva del bambino.

    Per poter garantire il benessere psicologico in gravidanza, a favore di un clima sereno in cui far crescere il proprio bambino, è dunque necessario prendere in considerazione tutti questi molteplici aspetti legati alla nascita. Poter essere ascoltati e accolti nelle proprie paure e nelle proprie ansie, comprendere che sono tipiche del momento che si sta attraversando e che sono sentimenti comuni alla maggior parte dei genitori, ha un grande valore rassicurante. Soprattutto nella mamma, se un disagio psicologico non viene tempestivamente preso in considerazione, si possono avere conseguenze importanti sulla relazione madre-bambino. E' quindi importante poter individuare e differenziare stati depressivi momentanei, baby blues, dalla depressione post-partum vera e propria per poter intervenire nel modo più corretto possibile a sostegno dell'intera famiglia.

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