Giovani adulti

Giovani adulti. Lo spazio indefinito

Ogni fase del ciclo di vita presenta compiti e difficoltà nuove che in alcuni momenti possono suscitare ansie e paure. Tra la turbolenza dell’adolescenza e l’età adulta si colloca una fase non meno delicata in cui l'individuo si trova in una posizione borderline: tra i 20 e i 35 anni è il momento 

del cambiamento di ruolo, del senso di identità e delle grandi prove. Non si è più ragazzi, ma neanche adulti, c'è una forte spinta verso l'autonomia e la realizzazione personale, ma spesso non si hanno ancora le possibilità economiche per rendersi davvero indipendenti.

    Gli ostacoli che si vedono all'orizzonte rappresentano spesso una barriera insormontabile, un futuro che limita le potenzialità evolutive. E' la fase in cui il giovane adulto comincia a definire il proprio progetto di vita, a svincolarsi dalla famiglia cercando una propria identità che lo faccia sentire sufficientemente autonomo, ma anche sufficientemente protetto. Qui si vivono eventi importanti come il primo rapporto affettivo significativo, l’entrata nel mondo del lavoro, l’inserimento nel mondo degli adulti con i compromessi che esso comporta, ecc. Tutte situazioni che mettono alla prova il senso di sé, l’autostima, la consapevolezza delle proprie capacità, la possibilità di saper sostenere il confronto con gli altri. Il fallimento o solo la paura di questo può portare ad un “ritiro” da cui non sempre è facile uscire da soli.

    Nella mia esperienza clinica, mi sono trovata più volte davanti a giovani adulti arrivati in terapia con una gran confusione in testa rispetto ad un disagio che sentivano dentro di loro, ma a cui non riuscivano a dare un nome. Ad accompagnare tale sentimento c'erano spesso ritiro sociale, blocco negli esami, difficoltà nel prendere decisioni; il tutto corredato da una molteplicità di emozioni “esplosive” come rabbia, tristezza, delusione e senso di impotenza.

    Ogni persona reagisce a tali stress in maniera diversa e secondo il proprio “modo di funzionare”: possono prevalere sentimenti di inadeguatezza, di vulnerabilità e di non controllo, di spaesamento, di confusione e di precarietà. E, in tutto questo, il corpo reagisce e “butta” davanti il problema sotto forma di sintomi: dall'attacco di panico, al disturbo alimentare, agli stati depressivi, alle somatizzazioni...

    La psicoterapia aiuta a mettere a fuoco tutti questi sentimenti contrastanti e a dargli un nome. Così il soggetto può arrivare a sentirsi meno in balìa delle proprie emozioni e a riconoscere in tale condizione un potere di azione e di controllo. Il giovane adulto comincia così ad avere un'idea di quello che gli sta accadendo, lo contestualizza nel momento di vita che sta attraversando e accoglie il disagio come parte di sé. Il goal della terapia in questo caso, sta a mio parere, non tanto nella remissione dei sintomi, qualora ci siano, ma nel rendere il giovane adulto protagonista della fase di sviluppo che sta attraversando. In questo modo sarà possibile per lui "rimettersi in moto" e trovare nuovi obiettivi di vita. 

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