Dall'infanzia all'adolescenza
Uno dei principali motivi di richiesta che mi arrivano in psicoterapia riguarda aspetti di relazione tra genitori e figli.
In particolare, il periodo adolescenziale desta non pochi dubbi, incertezze e preoccupazioni nei genitori, alle prese con “figli in via di trasformazione”.
Come poter gestire un figlio adolescente che sta cambiando così velocemente?
“Dov’è finito il mio cucciolo da coccolare e che vedeva me e suo padre come unici punti di riferimento? Sembra che ce l’abbia sempre con noi e non sappiamo proprio cosa fare”.
Questi sono solo alcuni dei vissuti dei pazienti che arrivano in psicoterapia con un senso di impotenza nel non riuscire ad avere più un rapporto sereno con il proprio figlio/a.
Una mamma, che seguo da tempo per problematiche legate all’ansia, arriva in seduta molto confusa e angosciata.
Mi racconta che non riconosce più il proprio figlio. M. ha 13 anni, é sempre stato un ragazzino sveglio, dinamico e solare. Ma, da qualche mese, é diventato cupo, scontroso e facilmente irritabile. I genitori A. 44 anni, e R. 47 anni, non sanno come gestirlo, non lo riconoscono più. “Dottoressa non è più il M. di prima! Se fino a poco tempo fa andavamo d’accordo, ci seguiva se gli proponevano qualcosa da fare, ci raccontava cosa faceva a scuola e sapevamo più o meno tutto di lui, ora è diventato un “alieno”, si isola con il suo telefonino e sembra non esistere altro per lui”. M. risponde male e sembra non voler seguire nessuna regola è sempre distratto, poco attento a quello che gli accade intorno ed anche a scuola ha subito un calo.
Cosa sta succedendo dunque a M.?
Tra i 12 e i 19 anni circa, ha inizio quello che nell’immaginario comune, e spesso anche nella realtà, é considerato un periodo molto difficile. Come abbiamo visto nel racconto di A. e di suo figlio tutta la famiglia ne è coinvolta. Ma mettiamoci questa volta nei panni del bambino/ragazzo. Spesso non si sa proprio come definirli e questo è proprio lo stato che gli adolescenti vivono: l’indefinizione.
Quello che a noi adulti sembra solo una presa di posizione, un atteggiamento sfidante e oppositivo, un muro che si alza “contro” di noi, corrisponde invece ad un mondo interiore fatto di sbalzi di umore rapidi e improvvisi, di un senso di forte vulnerabilità e di irritabilità a cui il ragazzo stesso non riesce a dare un nome. Non sa spiegare e spiegarsi come si sente, sia da un punto si vista fisico che psicologico.
I rapidi cambiamenti del suo corpo lo pongono davanti ad un nuovo sé, che via via si fa sempre più adulto. Da una parte ne va fiero ma dall’altra si innescano in lui molteplici sensazioni, non ultimo l’imbarazzo. Ed è qui che entriamo in gioco noi adulti: “guarda gli stanno crescendo i baffetti”, oppure per le ragazze ” eh sì mia figlia ha sviluppato, é diventata signorina…le sta crescendo il seno”. Fermiamoci a pensare per un attimo come si possa sentire in quel momento nostro figlio. Anzi a ricordare come noi stessi ci siamo sentiti alla sua età davanti ai nostri genitori a volte un po’ “esuberanti” nel parlare di noi.
La parola magica è dunque l’ascolto. E non solo di parole, che anzi spesso come abbiamo visto neanche vengono espresse dall’adolescente “alieno”. Ma quello che è necessario è un ascolto emotivo.
Sintonizzarsi sul nuovo stato emotivo, in rapido cambiamento che l’intera famiglia vive.
Come mi sento io genitore in questo momento?
Come si sente mio figlio/a?
Possono sembrare inutili domande ma rappresentano al contrario il primo passo verso un nuovo modo di rapportarsi con i ragazzi.
Altri punti fondamentali sono la fermezza e la chiarezza. L’adolescente sfida, si oppone alle regole e tutto questo è fisiologico e gli serve proprio per definirsi. Ma i genitori, che devono quanto più possibile fare fronte comune, é bene che trasmettano con chiarezza regole ben definite. I figli cercano stabilità là dove la dentro di loro c’è il caos.
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