Attaccamento nel rapporto di coppia
L’amore, pur essendo un sentimento universale, presenta delle caratteristiche e delle sfumature diverse poichè ognuno di noi esprime, interpreta e manifesta questo sentimento a modo suo. Così, non esiste un unico modo d’amare uguale per tutti; c’è però alla base un comune denominatore: si tratta dell’attaccamento, un collante psico-
biologico fondamentale che unisce il bambino ai genitori, i genitori ai figli e l’adulto al partner. Dall'attaccamento fisico, tipico della primissima infanzia, l'attaccamento diviene a poco a poco uno spazio di condivisione attraverso il quale è possibile ricavare informazioni su di sè e sul mondo e questo avviene nell’arco di tutto il ciclo di vita individuale.
Il presupposto è che conoscere sé e il mondo è possibile solo in relazione agli altri e quindi solo attraverso lo stabilire dei rapporti caratterizzati da un certo grado di reciprocità emotiva. Per questo, nella nostra vita quotidiana siamo sempre portati a dare maggior spazio e rilievo a quelle relazioni che confermano il nostro senso di identità e, quindi, nelle quali ci riconosciamo.
Così, nello specifico, anche all’interno della relazione affettiva la percezione di sé non può prescindere dall’altro. E i rapporti sentimentali della vita adulta hanno prevalentemente la funzione di confermare ed articolare il senso di identità personale. Per questo ogni separazione o lutto, in seguito ai quali avviene una interruzione del legame affettivo, rappresentano anche un'esperienza di interruzione del senso di sé: “Chi sono io senza di lui/lei?”.
Per comprendere le dinamiche attraverso cui due persone, che inizialmente si sono scelte, possono arrivare ad un periodo di crisi, è importante in terapia soffermarsi sulle varie fasi del rapporto di coppia (formazione, mantenimento e rottura). In particolare, è interessante comprendere come nasce un rapporto, poiché la tendenza è quella di non sapere come “ci si mette insieme”. Spesso si pensa che tutto sia avvenuto un po' per caso, mentre alla base ci sono delle regole psicologiche, emotive e relazionali ben precise; fin da subito, quando ci si sceglie, si creano implicitamente dei ruoli che, nell'arco della vita della coppia, tendono a rimanere stabili: ognuno dei due membri mantiene l'identità dell'altro in una complicità emotiva. Ci sono dunque due identità individuali che interagendo danno vita ad un'altra identità: l’identità di coppia, e a un tema di coppia, ossia a un racconto comune e condiviso.
Spesso nelle sedute di coppia si osserva come il racconto comune e condiviso, caratteristico di un periodo di armonia, si trasformi, nel momento di crisi, in racconti separati. La trama narrativa comune si infrange e si frammenta nelle due trame narrative individuali, generando la distanza comunicativa tipica di un periodo di rottura.
Varie sono le situazioni che possono portare un terapeuta a decidere di strutturare un setting di coppia:
1. le coppie con conflitti relazionali e di comunicazione;
2. disturbi sessuali e non intesa sessuale in genere;
3. terapia dei genitori quando non è possibile la terapia familiare.
Nel definire il contratto terapeutico sarà esplicitato che il lavoro non può essere finalizzato al mantenimento della coppia, ma ad avviare un processo di comprensione che porterà a poter operare delle scelte più consapevoli, qualsiasi esse siano. Ciascun membro della coppia sarà sollecitato a comunicare il proprio disagio come racconto di un vissuto personale e non come spunto per accusarsi reciprocamente. Questo allo scopo di arrivare a conoscere e comprendere il punto di vista dell'altro. Va inoltre sottolineato, che lo spazio di terapia è estraneo a tematiche di giudizio poichè non è importante stabilire i torti e le ragioni dell'uno o dell'altro, ma giungere a una consapevolezza comune del proprio modo di essere e di relazionarsi con il partner.
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